Secondo uno studio McKinsey il settore elettrico sarà il primo carbon free
Un milione di nuovi posti di lavoro in Italia entro il 2050. E questo grazie al processo di decarbonizzazione che dovrebbe vedere protagonista il nostro Paese, insieme a tutta l’Unione, nei prossimi 30 anni, quando l’Europa secondo i target che si è prefissata dovrebbe arrivare a emissioni nette zero di anidride carbonica.
La stima arriva dal report «Net-Zero Europe: Decarbonization pathways and socioeconomic implications» di McKinsey che analizza la situazione europea e – nell’ambito degli obiettivi stabiliti dalla Commissione prima con il Green Deal e, poi, a settembre 2020, con il target ancora più ambizioso di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 – traccia il cammino verso un’Europa carbon free, evidenziando le sfide e, insieme, le ricadute positive sul piano socio economico.
Quella occupazionale, dunque, è una delle conseguenze positive. Il milione di posti di lavoro che verrebbero creati in Italia rappresenta il 20% delle nuove posizioni che nasceranno nella Ue: 5 milioni entro il 2050, a fronte di un incremento complessivo di 11 milioni di posizioni e di una perdita di 6 milioni. Con un guadagno importante soprattutto nei settori dell’energia e dell’edilizia. A fronte, però, di una perdita di posizioni nell’industria e nei trasporti.
Ampliando l’analisi, vediamo quali saranno le trasformazioni concrete che i 27 Paesi dell’Ue (cui, nel complesso, si deve peraltro una percentuale ridotta delle emissioni rispetto a colossi come Cina, Usa, India e Russia) devono mettere in atto per tagliare questi traguardi.
Le emissioni di gas serra dell’Unione Europea, che nel 2017 rappresentavano il 7% del totale mondiale, sono dovute al “contributo” di svariati settori. Quelli che pesano di più sono i trasporti (28%), l’industria (26%), l’energia (23%) , seguiti da edilizia e agricoltura. Trasversale a tutti questi comparti, è la fonte delle emissioni: i combustibili fossili (80%).
Nell’ottica di rispettare i tempi previsti , l’impegno di riduzione dei gas serra – di pari passo agli investimenti in tecnologia – deve avvenire, quindi, in tutti questi settori contemporaneamente. Con la consapevolezza che il taglio delle emissioni in un comparto può “compensare” il mancato obiettivo in un altro. Un approccio che vale anche a livello nazionale: non solo, infatti, il conseguimento degli obiettivi climatici a livello comunitario avrebbe un costo inferiore rispetto a quanto dovrebbe sostenere ciascuno Stato membro preso singolarmente, ma la maggiore riduzione delle emissioni in alcuni Paesi potrebbe compensare il mancato raggiungimento degli obiettivi da parte di altri.
Con questo lavoro di concerto, il settore elettrico sarebbe il primo a raggiungere zero emissioni nette, a metà del 2040. I trasporti raggiungerebbero l’obiettivo nel 2045, il settore delle costruzioni alla fine del 2040 e quello industriale nel 2050. Poi sarebbe la volta dell’agricoltura.