Quello civile il principale settore per interventi di efficientamento, opportunità anche per l’industria con fondi specifici. Si valuta riforma del meccanismo dei certificati bianchi.
E’ stato pubblicato il 21 gennaio 2020 il testo del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), predisposto dai ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti. Il documento di circa 300 pagine recepisce le novità contenute nel Decreto Legge sul Clima nonché quelle sugli investimenti per il Green New Deal previste nella Legge di Bilancio 2020.
Il PNIEC è stato inviato alla Commissione europea completando così il percorso avviato nel dicembre 2018, nel corso del quale il Piano è stato oggetto di un confronto tra istituzioni, cittadini e stakeholder. Con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.
L’attuazione del Piano sarà assicurata dai decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in materia di efficienza energetica, di fonti rinnovabili e di mercati dell’elettricità e del gas, che saranno emanati nel corso del 2020. Linee guida particolarmente attese dal mondo dell’industria, che guarda con attenzione agli obiettivi fissati in tema di fonti rinnovabili, efficienza energetica ed abbattimento delle emissioni di Co2: traguardi che sarà possibile raggiungere solo se suffragati da strumenti legislativi adeguati e snelli, da cui derivano poi le leve economiche e finanziarie determinanti per la transizione verso un sistema produttivo a ‘zero emissioni’.
Obiettivi fissati dal PNIEC
In tema di efficientamento, gli obiettivi fissati dal PNIEC per il 2030 sono persino più amibiziosi di quelli europei: la riduzioni dei consumi di energia primaria è fissata in ambito nazionale al 43%, mentre l’Ue indica il 32,5%. Per quanto attiene l’energia prodotta da rinnovabili (FER), si fissa per l’Italia la quota del 30% sostanzialmente in linea con gli obiettivi Ue.
La riduzione delle emissioni di gas-serra prevista per il 2030 dovrà essere di almeno il 40% rispetto al 1990.
Veniamo ora a cosa si prevede per i singoli macrosettori. Si individua nel civile (insieme ai trasporti) il principale settore degli interventi di efficientamento, con una riduzione dei consumi di energia di circa 5,7 Mtep rispetto allo scenario BASE al 2030 e con un impegno alla graduale eliminazione del gasolio da riscaldamento. Un altro contributo rilevante proviene dal settore trasporti che, grazie a interventi di spostamento della mobilità passeggeri privata verso la mobilità collettiva e/o smart mobility, del trasporto merci da gomma a rotaia e all’efficientamento dei veicoli, riesce a contribuire al gap tra i due scenari al 2030 per circa 2,6 Mtep. Il settore industriale conseguirebbe una riduzione dei consumi di circa 1,0 Mtep, “ma non per questo – si legge nel Piano – è da considerarsi un settore con poche opportunità di intervento”.
Tra le diverse misure per attuare il piano nella sua dimensione dell’efficienza energetica, un ruolo di primo piano spetterà ai certificati bianchi per i quali, “si sta anche valutando la possibilità di mettere in atto una riforma profonda del meccanismo”. Tra i principali punti in fase di analisi, prosegue il documento, c’è “il possibile ampliamento della platea dei soggetti obbligati e l’eventuale modifica/integrazione del meccanismo del mercato dei titoli con altri complementari.
Ma gli strumenti messi in campo sono tanti. Ad esempio il Fondo per la transizione energetica del settore industriale che finanzierà interventi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico del settore industriale; Misure a favore delle imprese energivore; Fondo per interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale (finalizzato a sostenere interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica); Fondo Nazionale Innovazione (ha una dotazione finanziaria di partenza, prevista nella Legge di Bilancio 2019, di circa 1 mld di € e verrà gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, attraverso una cabina di regia che ha l’obiettivo di riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione); Agevolazioni a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi nell’ambito dell’economia circolare.
L’efficienza energetica, in sostanza, continuerà ad avere un ruolo molto importante. Nel Piano si legge, infatti, che gli obiettivi generali perseguiti dall’Italia sono, nello specifico “continuare a garantire adeguati approvvigionamenti delle fonti convenzionali, perseguendo la sicurezza e la continuità della fornitura, con la consapevolezza del progressivo calo di fabbisogno di tali fonti convenzionali, sia per la crescita delle rinnovabili che per l’efficienza energetica”. Inoltre, “promuovere l’efficienza energetica in tutti i settori, come strumento per la tutela dell’ambiente, il miglioramento della sicurezza energetica e la riduzione della spesa energetica per famiglie e imprese”.