Nel 2019 aumentano le località turistiche, istituzioni e aziende attente all’ambiente “Plastic Free”
Il 2019 verrà ricordato come l’inizio dell’era ‘plastic free’. Complice la messa al bando della plastica nelle località turistiche, che in questo modo puntano a sensibilizzare l’opinione pubblica ma anche rilanciare la propria immagine in nome della sostenibilità, in Italia si contano tantissime località che hanno deciso di vietare l’uso del dannosissimo materiale. Già, perché solo il 10% della plastica che arriva nei nostri mari galleggia, mentre il restante 90% si deposita sul fondale, rilasciando sostanze nocive per pesci e molluschi e, di conseguenza, per l’uomo che le assume attraverso l’alimentazione.
Altrettanto poco considerato è l’inquinamento in termini di emissioni di gas serra connesso al ciclo della plastica. La maggior parte delle materie plastiche, come noto, deriva dal petrolio, che va estratto, trasportato e distillato. I polimeri sono poi lavorati per formare prodotti che vanno trasportati a loro volta, e distribuiti. Ognuna di queste fasi produce emissioni dannose, senza considerare che, alla fine della sua vita utile, la plastica va impilata, trasportata ai siti di riciclaggio, triturata. Tutte voci da sommare al conto delle emissioni: nel 2015, quelle di CO2 dovute alla plastica sono state di 1,8 miliardi di tonnellate, un numero destinato a salire, visto che nei prossimi cinque anni la domanda di plastica dovrebbe aumentare del 22%. Continuando così, le emissioni serra legate alla plastica raggiungeranno il 17% del carbon budget (la quantità massima di carbonio che può essere rilasciato nell’atmosfera, se vogliamo restare entro i +1,5 °C dall’era pre-industriale) entro il 2050. Settecento specie marine minacciate, 13 miliardi di dollari di danni annualmente causati agli ecosistemi marini: numeri impressionanti che sottolineano ulteriormente l’emergenza globale. Un allarme cui l’Italia sta rispondendo in maniera massiccia: sono almeno una cinquantina le spiagge italiane, infatti, che dichiarano di non permettere l’uso della plastica. Merito delle amministrazioni locali ma anche dell’Unione Europea, che ha deciso di mettere al bando entro il 2021 i prodotti di plastica usa e getta.
La Puglia è stata tra le regioni capofila a proporre un’estate libera dalla plastica (plastic free). Hanno aderito diverse località tra cui le famose Otranto, Gallipoli, Ostuni e Santa Maria di Leuca. La regione con un’ordinanza balneare ha bandito l’utilizzo della plastica usa e getta come misura di salvaguardia ambientale. Buone notizie anche dalle isole. Sono infatti dieci le amministrazioni che hanno scelto di mettere al bando i prodotti in plastica usa e getta: Anacapri, Capri, Favignana, Lampedusa e Linosa, Lipari, Malfa, Pantelleria, Tremiti, Ustica e Ventotene. Un elenco in continuo aggiornamento, come lo è quello di soggetti privati, imprese ed enti, scuole, università che hanno aderito al ‘Plastic Free Challenge’ del ministero dell’ambiente. Le realtà geolocalizzate sono ormai centinaia e molte di grande livello: se pensiamo alla Capitale, figurano ad esempio la Camera dei deputati (come recentissima new entry), poi il Comune di Roma, l’Università La Sapienza, la società Terna Spa, che ha iniziato il percorso di liberazione dalla plastica già nel 2018, così come in Lombardia possiamo trovare il Comune di Milano o il Politecnico.
Si moltiplicano anche le iniziative – con l’ausilio di tecniche sempre più raffinate – per eliminare la plastica dalle spiagge e dal mare. In costiera amalfitana ha avuto successo la recente iniziativa ‘Litter Hunter’ per individuare i rifiuti con i droni e raccoglierli grazie ad un robot marino dotato di filtro.