Ma bisogna accelerare sulla transizione energetica
Stile di vita e mobilità incidono sulla decarbonizzazione e, quindi, su ambiente e sostenibilità: emblematico è quanto registrato in questi mesi di diffuso smart working. Gli esperti dell’ENEA hanno rilevato che basterebbe anche un solo giorno a settimana di questa modalità lavorativa agile per i tre quarti dei dipendenti pubblici e privati che utilizzano l’automobile per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno. Questo comporterebbe un risparmio di circa 950 tonnellate di combustibile ed una riduzione di oltre 2,8 milioni di tonnellate di CO2, di 550 tonnellate di polveri sottili e di 8000 tonnellate di ossidi di azoto. Esempio significativo è quello di Roma che, nei 2 mesi di emergenza, ha ottenuto come risultato una riduzione di emissioni di CO2 di 8000 tonnellate.
Incentivare lo smart working
Se dunque si continuasse ad incentivare questa modalità di lavoro, i vantaggi in termini di benessere sarebbero numerosi per tutta la collettività ed anche e soprattutto per l’ambiente. Per non parlare dei vantaggi “personali” insiti nello smart working per lavoratori e aziende/datori di lavoro. Gli analisti, a livello globale, concordano dunque su come la pandemia sia dunque destinata a mutare per sempre produzione e consumi globali. A cominciare dalla domanda di petrolio mondiale che, nonostante i primi lenti segnali di ripresa, potrebbe aver raggiunto il suo picco nel 2019 senza possibilità future di tornare ai livelli pre crisi. Questa, perlomeno, è la previsione di DNV GL, società di consulenza norvegese, secondo cui anche le emissioni di CO2 avrebbero toccato l’apice nel 2019.
La transizione ecologica deve essere aiutata per soddisfare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi
Tuttavia, anche con un calo dei gas serra e una domanda energetica piatta fino al 2050, la transizione ecologica non è ancora abbastanza veloce da soddisfare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Secondo gli analisti di DNV GL per mantenere l’aumento della temperatura mondiale sotto 1,5 gradi, dovremmo replicare il calo emissivo del 2020, praticamente ogni anno. Per mettere il tutto in prospettiva, l’impatto del coronavirus su consumi energetici ha garantito all’umanità solo un altro anno di emissioni “ammissibili” prima che l’obiettivo di 1,5 °C sia perso per sempre (nel 2029); e appena un paio di anni prima che il budget di carbonio per il target dei più 2 ° C sia esaurito (nell’anno 2050). La lezione che il covid consegna all’umanità è molto chiara, ora sta agli uomini comportarsi in modo adeguato per non disperderla.