Un’organizzazione no-profit mira a realizzare una piattaforma grande oltre 400 metri per pulire il mare e allo stesso tempo dare valore ai rifiuti.
Pacific Garbage Screening, la plastica che galleggia in mare diventa energia pulita.
Il sogno può diventare realtà: creare una piattaforma che trasformi, sott’acqua, la plastica presente negli oceani in energia pulita. Il progetto di chiama Pacific Garbage Screening ed è stato creato da un architetto tedesco Marcella Hansch: questo è il nome del progetto di una no-profit tedesca nata con l’idea di costruire una piattaforma che trasformi, sott’acqua, la plastica presente negli oceani in energia pulita. Il progetto ha dunque lo scopo di creare una fonte che sia economicamente efficiente e utilizzabile dalla plastica, partendo da un elemento negativo, ovvero come risolvere l’annoso problema dei rifiuti di plastica in mare.
La piattaforma che sembra un’astronave
Pacific Garbage Screening sarà grande 400 metri. L’idea era stata già presa in considerazione nella tesi di laurea dell’architetto Marcella Hansch, amante del mare e appassionata di diving. “La plastica in mare oggi non è solo spazzatura – ha spiegato in un intervista a Sky TG24 – ma è anche una risorsa. Perché contiene anche tracce di petrolio e sfruttarla in mare è la migliore soluzione possibile. Una delle nostre opzioni è quella di trasformare le microplastiche raccolte sott’acqua in un gas sintetico costituito da idrogeno e Co2 direttamente sulla piattaforma. L’idrogeno sarà fonte di energia, la Co2 alimenterà colture di alghe che serviranno a produrre bioplastiche. Il nostro obiettivo è creare una fonte che sia economicamente efficiente e utilizzabile“. La base dell’idea innovativa è una piattaforma mobile, che viene posizionata nell’area marina da ripulire dalla plastica, all’interno di questa avviene il procedimento speciale tramite la filtrazione delle particelle di plastica fuori dall’acqua. L’approccio è una sedimentazione invertita. Reti o altri sistemi di filtraggio, che potrebbero essere potenzialmente pericolosi per gli ecosistemi marini non sono necessari. Il principio di funzionamento di questo rivoluzionario procedimento è semplice: l’idea è rallentare le correnti, le correnti oceaniche in rapido movimento trascinano particelle di plastica galleggianti fino a 30 metri sotto la superficie dell’acqua. Infatti la plastica è più leggera dell’acqua e galleggerebbe sulla superficie se le correnti oceaniche fossero più lente.
Trasformare in energia la plastica riciclata
La plastica ottenuta attraverso Pacific Garbage Screening non è direttamente riciclabile a causa del fatto che la struttura molecolare della plastica viene distrutta dall’acqua salata. Sostanzialmente non è possibile produrre nuova plastica, però una soluzione la fornisce la gassificazione dei composti, in modo da ottenere comunque elementi riutilizzabili e permettere le operazioni direttamente a bordo della piattaforma. In questo processo, le particelle delle microplastiche vengono suddivise in molecole e creato così un gas sintetico costituito essenzialmente da idrogeno e anidride carbonica. Questa opzione consente tramite la creazione del gas sintetico di avere l’idrogeno che sarà fonte di energia e la Co2 alimenterà colture di alghe che serviranno a produrre bioplastiche. Al progetto lavorano, oltre l’architetto Hansch altre 28 persone tra ingegneri, architetti, biologi, fotografi, economisti ed esperti di marketing.