Investire nelle città genererebbe benefici per la salute e la società in quanto contribuirebbe a pulire l’aria, ridurre la congestione del traffico e aiutare la formazione di 87 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, in settori come l’energia pulita e i trasporti pubblici.
Le città sostenibili e resilienti svolgeranno un ruolo chiave nel futuro della sostenibilità, ma dovranno essere aiutate da politiche nazionali adeguate che, se attuate, promettono di dare i loro frutti. I governi mondiali investendo oltre 1,8 trilioni di dollari all’anno – circa il 2% del PIL globale – riducendo le emissioni urbane genererebbero un ritorno sugli investimenti di molti trilioni di dollari in più. A fornire questi dati è il progetto di ricerca triennale guidato da un gruppo di 50 istituzioni internazionali nell’ambito della “Coalition for Urban Transition”: il solo risparmio sui costi energetici ammonterebbe a 2,80 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 e 6,98 trilioni entro il 2050. In totale, sempre secondo la ricerca, i risparmi potrebbero arrivare fino a 24 trilioni di dollari entro il 2050. E secondo il rapporto questa è una stima prudente, evidenziando che le cifre non includono benefici più ampi, come aumenti di produttività a lungo termine o miglioramento della salute pubblica: “Con prezzi dell’energia più alti e tassi di apprendimento tecnologico più rapidi, il valore attuale netto di questi investimenti sale a 38,19 trilioni di dollari“. Le emissioni complessive nelle città potrebbero essere ridotte di quasi il 90% entro il 2050, se verranno implementate misure a basse emissioni di carbonio nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dei materiali e dei rifiuti.
“In termini assoluti, questi risparmi sono superiori alle emissioni combinate legate all’energia del 2014 dei due maggiori produttori di emissioni, Cina e Stati Uniti”, afferma il rapporto, che invita i governi nazionali a dare priorità alle città compatte, connesse e pulite al fine di garantire prosperità economica e affrontare la crisi climatica. Intitolato “Emergenza climatica, opportunità urbana: come i governi nazionali possono garantire la prosperità economica e prevenire la catastrofe climatica trasformando le città”, il rapporto è stato pubblicato in vista del vertice sull’azione per il clima convocato a New York dal Segretario generale delle Nazioni Unite.
Porre le città al centro della strategia
“Le città ospitano più della metà della popolazione mondiale, generano l’80% del prodotto interno lordo e tre quarti delle emissioni di carbonio derivanti dal consumo di energia. Le città sono una potente leva per contrastare il riscaldamento globale “, ha affermato Christiana Figueres, ex segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (2010-2016). Sempre Figueres, ha affermato che gli investimenti nelle città genererebbero anche benefici sociali e per la salute in quanto contribuirebbero a pulire l’aria, ridurre la congestione del traffico e contribuire a creare 87 milioni di posti di lavoro entro il 2030 in settori come l’ energia pulita e il trasporto pubblico. Secondo il rapporto, nel mondo meno di due paesi su cinque hanno una strategia nazionale per le città e solo sette paesi hanno attualmente sia una politica urbana nazionale, sia un contributo determinato a livello nazionale che tiene specificatamente in considerazione il clima delle città.
I governi locali non possono guidare da soli la transizione a zero emissioni di carbonio. Il forte sostegno dei governi nazionali è essenziale per liberare il pieno potenziale di trasformazione delle città.