Tutti i settori produttivi verranno innovati. Industrie energivore e consumatori protagonisti nella sfida della transizione energetica
Mille miliardi di euro di investimenti verdi in dieci anni, riduzione delle emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 e carbon neutrality entro il 2050. Sono questi i numeri da tenere a mente riferiti al Green Deal, il piano di investimenti per l’economia ‘verde’ della Commissione Europea destinato a trasformare radicalmente il sistema produttivo del vecchio continente rendendolo all’avanguardia sotto il profilo della sostenibilità energetica e ambientale.
Un capitolo estremamente importante del Green Deal europeo è dedicato ad una riflessione sul ruolo dell’industria in questa lunga fase di transizione e su come l’Unione europea si debba impegnare ad accelerare il cambiamento.
Dal 1970 al 2017 l’estrazione globale annuale di materiali è triplicata e continua a crescere, ponendo un grave rischio globale. Circa la metà delle emissioni totali di gas serra proviene dall’estrazione e dalla lavorazione delle risorse di materiali, combustibili e alimenti. L’industria dell’UE ha iniziato il passaggio, ma rappresenta ancora il 20% delle emissioni di gas a effetto serra dell’Europa, mentre solo il 12% dei materiali utilizzati proviene dal riciclo.
Cosa aspettarci con il Green Deal per l’immediato futuro?
Nel marzo 2020, la Commissione adotterà una strategia industriale dell’UE per affrontare la duplice sfida green e della trasformazione digitale. “L’Europa – si legge nel documento – deve sfruttare il potenziale della trasformazione digitale, che è un fattore chiave per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Insieme alla strategia industriale, un nuovo piano d’azione per l’economia circolare contribuirà a modernizzare l’economia dell’UE e trarrà vantaggio dalle opportunità dell’economia circolare a livello nazionale e globale”.
Efficienza energetica, riciclo e riuso, investimenti nelle catene del valore strategiche: la ricetta è estremamente ampia e innovativa, e non riguarda solo le imprese ad alto consumo energetico e di risorse.
“La Commissione esaminerà le misure per garantire che le tecnologie digitali come l’intelligenza artificiale, il 5G, il cloud, l’edge computing e l’internet delle cose possano accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente. La digitalizzazione offre anche nuove opportunità per il monitoraggio a distanza dell’inquinamento atmosferico e idrico o per il monitoraggio e l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’energia e delle risorse naturali. Allo stesso tempo, l’Europa ha bisogno di un settore digitale che ponga al centro la sostenibilità. La Commissione prenderà inoltre in considerazione misure per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni dell’economia circolare del settore stesso, dalle reti a banda larga ai data center”.
Resterà forte l’attenzione sui settore industriali chiave: “Le aree prioritarie includono idrogeno pulito, celle a combustibile e altri combustibili alternativi, stoccaggio dell’energia e cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio. Ad esempio, la Commissione sosterrà le tecnologie innovative per l’acciaio ‘pulito’ che porteranno a un processo di produzione di acciaio a zero emissioni di carbonio entro il 2030”.
Ma cambierà anche la vita di tutte le persone, sia come cittadini sia come consumatori di beni: “La Commissione valuterà la necessità di una maggiore trasparenza sull’impatto ambientale dei servizi di comunicazione elettronica, misure più rigorose durante l’implementazione di nuove reti e i vantaggi del sostegno a schemi di ‘restituzione’ per incentivare le persone a restituire i loro dispositivi indesiderati come telefoni cellulari, tablet e caricabatterie”. Una rivoluzione che riguarderà tutti da vicino, in nome della sostenibilità e del futuro del pianeta.