10 miliardi di investimenti stimati, sviluppo nel segno della sostenibilità.
Un deciso passo avanti nella green economy e la transizione energetica del Paese: questo il significato del decreto Fer1 che ha appena ricevuto il via libera dai ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. Il provvedimento, quando pubblicato in Gazzetta ufficiale, aprirà a una grande rivoluzione sotto il profilo della competitività delle imprese e della sostenibilità ambientale, con ricadute dirette sui cittadini. Si entra, di fatto, nell’epoca dei “prosumer” energetici, ovvero tutti quei soggetti – industriali e non – che producono e consumano allo stesso tempo le risorse prodotte.
Il decreto ha l’obiettivo di sostenere la produzione di energia da fonti rinnovabili e creare migliaia di posti di lavoro, consentendo la realizzazione di impianti per una potenza complessiva di circa 8.000 MW, con un aumento della produzione da fonti rinnovabili di circa 12 miliardi di kWh e investimenti attivati stimati nell’ordine di 10 miliardi di euro. L’aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili è finalizzato al raggiungimento dei target europei al 2030 definiti nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) attraverso la definizione di incentivi e procedure indirizzati a promuovere l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità, sia in termini ambientali che economici, del settore. Verranno premiati, ad esempio, l’autoconsumo di energia per gli impianti su edificio fino a 100 kW e l’eliminazione dell’amianto: si incentiva la diffusione di impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici e a gas di depurazione. Dopo aver ottenuto il via libera della Commissione europea, il Decreto Fer 1 è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Nel dettaglio, per il riconoscimento degli incentivi sarà data priorità a:
- impianti realizzati su discariche chiuse e sui Siti di Interesse Nazionale ai fini della bonifica;
- impianti fotovoltaici installati su scuole, ospedali e altri edifici pubblici in sostituzione delle coperture e sui fabbricati rurali previa completa rimozione dell’eternit o dell’amianto;
- impianti idroelettrici che rispettino le caratteristiche costruttive del DM 23 giugno 2016 e impianti alimentati a gas residuati dai processi di depurazione o che prevedono la copertura delle vasche del digestato;
- tutti gli impianti connessi in “parallelo” con la rete elettrica e con le colonnine di ricarica delle auto elettriche (a condizione che la potenza di ricarica non sia inferiore al 15% della potenza dell’impianto e che ciascuna colonnina abbia una potenza di almeno 15 kW).
Possono partecipare ai bandi per la selezione dei progetti da iscrivere nei registri gli impianti:
- di nuova costruzione, integralmente ricostruiti e riattivati, di potenza inferiore a 1MW;
- oggetto di interventi di potenziamento qualora la differenza tra la potenza dopo l’intervento e la potenza prima dell’intervento sia inferiore a 1 MW;
- oggetto di rifacimento di potenza inferiore a 1MW.
Gli impianti devono essere realizzati con componenti di nuova costruzione. La partecipazione è aperta anche agli impianti aggregati, costituiti da più impianti appartenenti al medesimo gruppo, di potenza unitaria superiore a 20 kW, purché la potenza complessiva dell’aggregato sia inferiore a 1 MW. Gli impianti di potenza uguale o maggiore a 1 MW per accedere agli incentivi dovranno partecipare a procedure di asta al ribasso nei limiti dei contingenti di potenza. Sono invece esclusi dagli incentivi gli impianti che hanno già usufruito degli incentivi per le fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico previsti dal DM 23 giugno 2016 o che sono risultati idonei ma inseriti in posizione non utile nei registri.