In sei anni aumentano dell’11%, il settore industriale primeggia per nomine volontarie
La Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia (Fire), ha presentato il rapporto 2019 sugli energy manager in Italia. Una figura professionale sempre più richiesta sul mercato del lavoro per far fronte, in tutti i segmenti produttivi, alle sfide della sostenibilità e della transizione energetica. Gli energy manager, infatti, sono chiamati a supportare i decisori aziendali nelle politiche e nelle azioni collegate all’energia.
Continua dunque il trend di crescita degli energy manager
Nel 2019 le figure nominate sono state 2.391. Di queste 1.633 sono relative ad energy manager nominati da soggetti obbligati e 758 da soggetti non obbligati. Continua dunque il trend di crescita degli energy manager nominati dai soggetti obbligati: si tratta di un più 11% in sei anni. Il settore industriale si dimostra traianante posizionandosi al secondo posto come quantità di nomine, con 453 unità, secondo solo al terziario che conta 519 nomine.
L’industria, inoltre, presenta la maggiore percentuale di nomine volontarie, pari al 15% sul totale del settore (a titolo di esempio le nomine volontarie sul totale degli energy manager designati per il terziario è di appena il 5%). La Pubblica Amministrazione, in questo quadro, permane largamente inadempiente all’obbligo perdendo così l’occasione di partecipare più attivamente ed efficacemente alla decarbonizzazione dell’economia.
Anche questo anno insieme al rapporto viene approfondito un tema specifico: questa edizione ha indagato l’evoluzione del ruolo dell’energy manager. Tra i risultati emersi si evidenziano l’utilità di adottare un sistema di gestione dell’energia, la formazione e l’aggiornamento, l’aumento degli energy manager certificati EGE, e il maggiore numero di soggetti che monitorano gli indicatori di prestazione energetica. Tuttavia, non sempre viene richiesto il raggiungimento degli obiettivi energetici specifici, come indicato dal 33% degli energy manager intervistati. Tra coloro i quali hanno dei target in capo, un aspetto che emerge rispetto al passato, è l’aumento della presenza di obiettivi energetici rispetto a quelli economici, con variazioni nell’ordine di 6-7 punti percentuali; questo rappresenta un elemento positivo, a conferma della maggiore attenzione agli aspetti energetici anche svincolati dai meri ritorni economici.
L’indagine mostra inoltre come il settore industriale mostri una maggiore attenzione al tema della sostenibilità e dell’uso razionale dell’energia. Continua ad aumentare infatti il coinvolgimento dell’energy manager nelle attività primarie delle imprese energetiche e manifatturiere, così come cresce l’analisi multibenefici (ossia non limitata agli aspetti puramente energetici).