Stop alle emissioni di gas serra entro il 2050
L’efficienza energetica come pratica da estendere ad una vasta rete di aziende e all’intera catena da cui genera un prodotto o un servizio. Su questa scommessa si basa la coalizione di oltre 400 società a livello globale che si propone di stimolare la decarbonizzazione intervenendo su tutta la supply chain: dai rifornimenti di materie prime – spesso prodotte in Paesi emergenti, con scarsa attenzione all’ambiente – al prodotto finale, senza trascurare l’anello intermedio rappresentato dal trasporto delle merci. La coalizione che prende l’evocativo nome di ‘Mission possible’ vuole coinvolgere ogni segmento della filiera nel controllo delle emissioni: dai fornitori di materie prime all’impiego del prodotto finito.
La partnership nata recentemente a Davos, impegna le aziende partecipanti a stringere «accordi di azione climatica» entro il 2024 con investitori, fornitori, clienti e concorrenti. L’obiettivo è fermare la crescita delle emissioni di gas serra entro 2050. Ad aggiungere valore all’iniziativa è il fatto che riguarda sette settori con emissioni difficili da ridurre: acciaio, cemento, chimica, alluminio, trasporti marittimi, aerei e trasporti pesanti su gomma. Ambiti, questi, responsabili di quasi un terzo della CO2 immessa in atmosfera.
In occasione del World Economic Forum è stata presentata anche la ricerca “Net-Zero Challenge: The supply chain opportunity “, che esamina i vantaggi di una strategia climatica coordinata per filiere, anziché l’adozione di misure in ordine sparso. Gran parte delle emissioni di gas serra continueranno a sfuggire al controllo se non si cerca di influenzare comportamenti virtuosi fino all’ultimo, spesso remoto, anello della supply chain. La Cina, per esempio, ha “esportato” 151 tonnellate di CO2 in Europa e 226 negli Usa nel 2015, al netto di attività minerarie e servizi.
Affrontare il percorso della decarbonizzazione, afferma lo studio, potrebbe essere meno costoso di quanto si immagina. Nelle filiere prese in esame – otto in tutto, che comprendono alimentari, costruzioni, moda, prodotti di consumo, elettronica, automotive, servizi professionali e trasporto merci – eliminare il 40% delle emissioni è possibile con interventi che consentono addirittura di risparmiare (come l’efficienza energetica) o comunque di non spendere più di 10 euro per tonnellata di CO2 eliminata. La percentuale sale oltre il 50% nell’elettronica e nell’automotive, mentre raggiunge addirittura il 70% nella moda.
Il costo degli interventi – compresi quelli più costosi, per azzerare le emissioni nette – si tradurrebbe in un rincaro al massimo dell’1-4% sul prezzo finale dei beni nel medio termine. Una spesa che val la pena di affrontare per la salute dell’intero pianeta.