Dal Portogallo una proposta di architetti per proteggere con nuvole generate artificialmente le regioni ghiacciate minacciate dal cambiamento climatico: Cloud Maker.
Il problema dei cambiamenti climatici negli ultimi decenni ha sempre avuto una notevole rilevanza, ma ultimamente il bisogno di adoperarsi in maniera fattiva per prima rallentare e poi definitivamente risolvere tali problemi è all’ordine del giorno. Per questo motivo la collaborazione tra ricercatori, tecnologi, politici, costruttori e creatori è necessaria quanto richiesta. In quest’ottica lo “Studio Portoghese di Architettura PARQ” ha proposto un nuovo genere di infrastruttura, nella forma molto simile a quella dei vulcani, che dovrebbe contenere l’effetto del sole sulle regioni ghiacciate. Questo innovativo progetto si chiama Cloud Maker ed ha come obiettivo quello di generare vapore acqueo per poi immetterlo nell’atmosfera. Molto semplicemente questo processo avverrebbe con delle strutture posizionate sull’oceano che, assorbendo idrogeno e ossigeno dall’acqua attraverso l’elettrolisi, convertono il liquido in vapore, espellendolo con un “ugello convergente a forma di razzo”.
Il progetto
Lo studio del progetto da parte di PARQ, e in particolare dall’architetto Pedro Ramalho, nasce dall’esigenza di migliorare le chance future del nostro pianeta: “Come progettista preoccupato mi è venuta questa idea, e come architetto, ho deciso di trasformare l’idea in un progetto”, spiega. “Anche senza avere competenze scientifiche, ho pensato che fosse giusto condividerlo con il mondo”. I Cloud Maker hanno la forma di “giganteschi imbuti galleggianti rovesciati” con un diametro di oltre 100 metri e catturano i gas generati dalle strutture di elettrodi nell’acqua. Questi sarebbero poi convogliati in una camera di combustione, per farsi strada fino a un ugello posto in cima al “vulcano”. La struttura delle macchine sarebbe formata da un’area di 12mila metri quadri di pannelli solari capaci di generare 1000Kwh di elettricità all’ora, che sosterrebbero l’estrazione di 30 chili di ossido d’idrogeno all’ora dall’acqua salata dell’oceano.
Collaborazione e miglioramenti
I Cloud Maker ideati dallo studio portoghese potrebbero anche lavorare a fianco di altri progetti di ingegneria climatica, come per esempio lo “schiarimento delle nuvole marine per riflettere la luce solare indietro nello spazio” o la “dispersione di aerosol di solfati nella stratosfera per mitigare il riscaldamento globale”. “Tutto si basa sulla disposizione strategica di questi oggetti sul pianeta”, ha spiegato l’architetto Ramalho. “Possono essere percepiti come oggetti alieni nel paesaggio oppure, con il tempo, come fenomeni naturali. In un certo modo mimano i processi naturali e prendono l’energia del sole per estrarre un elemento da un luogo bilanciandolo in un altro luogo. Alla fine, possono essere visti come un gigantesco sistema di irrigazione”. Ramalho afferma che a tutt’oggi la scienza e l’architettura tengono a lavorare a compartimenti stagni con nessuna reale relazione l’una con l’altra, e che è giunto il momento che la geo-ingegneria, il geo-design e la geo-architettura si occupino di problemi come il cambiamento climatico, le radiazioni solari, le correnti oceaniche. “Per questo abbiamo bisogno che quasi tutti i campi della conoscenza lavorino insieme”, continua “[…] ho fede nella umana capacità di risolvere i problemi, non importa su quale scala”.